Finora in questo blog ho parlato molto di costa ligure, di passeggiate lungomare, di brezza salmastra e cieli stellati… ma chi mi legge forse non sa che io sono orgogliosamente genolese e che proprio nelle Langhe ho aperto le porte delle prime case Vayadù.
Con l’arrivo dell’autunno ritorno fra le mie colline immobili e silenziose, per godermi i colori più belli dell’anno. Oggi ti porto con me, in un breve viaggio dal ritmo lento nelle mie Langhe preferite. Qui non troverai lunghe liste di destinazioni da toccata e fuga, ma solo l’essenza dei miei luoghi del cuore.
Un mezzo, una passeggiata, un’opera d’arte, una cantina, un ristorante… e naturalmente una casa Vayadù. L’assaggio migliore di queste colline, che danno il meglio di sé quando si svelano un po’ alla volta, come il vino migliore.
Pedalare sulla strada del Barolo, tra vigne e panchine giganti
Come può iniziare il nostro slow tour se non in bicicletta? È il mezzo che preferisco qui, anche quando l’aria pizzica il viso, perché mi dà il ritmo giusto per gustarmi ogni sfumatura che la natura regala, per immergermi totalmente nell’abbraccio di questi panorami, per riempirmi di bellezza e silenzio.
Ecco perché quando raggiungo le mie colline intorno a Monforte d’Alba, inizio le giornate con un’abbondante colazione nella terrazza panoramica dei Ciabot in vigna, gli alloggi Vayadù nel cuore delle Langhe, e poi mi vesto comoda e inforco la mia mountain bike.
Se anche tu ami guardare il mondo dal sellino di una bici ma non puoi portarla con te, non preoccuparti: in queste colline i punti di noleggio di una bici tradizionale o con pedalata assistita sono davvero tanti! Un esempio fra tutti – a un minuto da Barolo – è lo storico Bike Square Langhe, affidabile e molto fornito, in cui potrai trovare la soluzione più adatta al tuo percorso e alle tue condizioni fisiche.
Ma torniamo sulla strada del Barolo, un percorso tra vigne, cantine, castelli e borghi delle Langhe piemontesi, diventato più di 15 anni fa un’associazione che promuove questi incantevoli territori.
Il mio primo tratto collega due Big Bench, in un percorso tra le celebri installazioni artistiche che colorano queste colline.
Il punto di partenza è la panoramica Big Bench #6 di un acceso fucsia, dove sorgono gli alloggi Vayadù. Questa panchina è situata in un punto panoramico nella località di Castelletto in Monforte d’Alba, dove sorgono gli alloggi Vayadù. Da lì abbraccio con lo sguardo ben 11 paesi di Langa e poi – tra discese e salite – mi arrampico fino alla panchina gigante rossa.
Dopo un’ora abbondante di pedalata, mi piace fare sosta proprio qui, alla “panca della serenità”, e salirci sopra per un po’ di riposo tra le placide distese di vigneti. Adoro questo progetto artistico iniziato da Chris Bangle ormai più di dieci anni fa e che oggi conta una sessantina di installazioni. Mi piace non solo perché valorizza i punti panoramici delle mie colline, ma anche perché fa cambiare prospettiva e tornare un po’ bambini, con i piedi a penzoloni e lo sguardo pieno di meraviglia.
Un pic-nic panoramico alla mia cantina preferita
Andar per Langhe è spesso sinonimo di esperienze in cantina, per rendere omaggio ai frutti che queste terre straordinarie regalano. Dopo la sosta alla panchina della felicità, infatti, salgo di nuovo in sella e – in meno di mezz’ora – sono al vigneto Cannubi, nella mia cantina del cuore: Serio e Battista Borgogno, dove mi accolgono il sorriso di Federica ed Emanuela.
Al di là del nome dei fondatori, oggi è una realtà quasi tutta al femminile: Emanuela si prende cura della cantina e del vigneto, dalla potatura alla vendemmia, dalla pigiatura all’imbottigliamento; mentre Federica porta nel mondo il loro Barolo elegante, dedicandosi all’accoglienza, alla comunicazione e alle vendite.
Fra le loro proposte quella che preferisco è il “Langhetta pic-nic”: adoro sedermi nel loro giardino panoramico con un calice tra le dita e gustare un pranzo semplice ma elegante, a base prodotti della mia terra.
Capita spesso che le ragazze si siedano accanto a me per scambiare quattro chiacchiere, mentre i nostri sguardi corrono insieme fra le colline e i nostri pensieri si ritrovano in un sorriso stupito che sembra dire: “abitiamo davvero qui?!”.
A chi invece desidera fare un viaggio nel tempo, attraversando l’evoluzione del loro Barolo negli anni, consiglio la loro Cannubi Tasting Experience: una verticale di 7 Baroli Cannubi, di cui 5 Riserva, vini che pazientemente invecchiano in botti di rovere di Slavonia per trasformarsi in esperienze memorabili.
Grazie a questa degustazione ho scoperto come il clima delle nostre colline – di anno in anno – plasma in modo anche profondamente diverso il nettare della stessa vigna. E l’arte del vignaiolo è proprio questa: “dare espressione a ciò che regala la natura”, un’arte antica ma molto dinamica, in eterna evoluzione.
Cercar tartufi nel bosco: la mia passeggiata preferita
Dopo l’esperienza in cantina, c’è solo un motivo per cui mi decido a parcheggiare per un po’ la mia bici e proseguire a piedi: una passeggiata nel bosco in compagnia di un trifulau – è così che qui in Piemonte chiamiamo il cercatore di tartufi – e dei suoi fidatissimi cani, alla ricerca di altri preziosi tesori di queste colline.
Anche questa è una delle esperienze offerte dalla cantina Borgogno Serio Battista, in un bosco incantevole a due passi dal loro vigneto.
Andar per tartufi nei boschi è una delle esperienze che preferisco quando torno alle mie Langhe, perché stimola la mia capacità di osservare, di avere fiducia nell’intuito e nei piccoli segnali, nonché la silenziosa intesa con le persone e gli animali che mi accompagnano.
Borgo Sant’Anna: dove mangiare tartufo (ma non solo)
Se mi è rimasto ancora un languorino mi inerpico fino al mio ristorante langarolo preferito, in una pedalata a perdifiato che mi fa meritare una coccola speciale.
Borgo Sant’Anna non è solo un ristorante di un’eleganza semplice e leggera, ma una vera e propria piccola borgata in cui si respira un forte legame con i tesori della terra e il tempo lento dei suoi cicli.
Lo scelgo sempre quando voglio gustare le Langhe in un piatto: una ricetta preparata dalle mani sapienti di Pasquale Laera, che sa mettere insieme ingredienti semplici e preziosi, le conoscenze antiche di chi lavora queste colline e la sua curiosità dirompente, in un mix che diventa ricordo vivo.
Ancora una sosta sospesa sul loro belvedere e poi via: sfreccio verso i Ciabot in vigna mentre mi attraversa gli occhi lo spettacolo dei colori più belli dell’anno, già carichi dell’oro del tramonto.